20 novembre 2014  -  
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Progetto Eleonora, la Saras ricorre al Tar Sardegna

La Saras S.p.a. si è rivolta al Tar Sardegna contro la decisione del “Servizio della sostenibilità ambientale, valutazione impatti e sistemi informativi ambientali” (Savi) di archiviare la procedura per il permesso di ricerca Eleonora.

Lo scorso 9 settembre, il Servizio della Regione aveva dichiarato l’improcedibilità prima ancora di completare la Valutazione d’impatto ambientale sul pozzo esplorativo in Comune di Arborea, che potrebbe accertare la presenza di gas metano.

Si tratta di un atto dovuto da parte del Gruppo, presente in Sardegna da oltre 50 anni, a tutela dei suoi azionisti, dei dipendenti e della continuità aziendale. Nel progetto di ricerca del gas metano – risorsa di cui i sardi non dispongono e sulla quale è in corso un acceso dibattito – la Saras ha impiegato fondi e competenze, anche al fine di assicurare la migliore compatibilità ambientale.

Il principale motivo di ricorso riguarda la mancata valutazione della compatibilità ambientale solo in virtù di una interpretazione del Piano paesaggistico e della normativa, che l’azienda ritiene illegittima. Il Savi ha dichiarato improcedibile la Via in base a un parere del Servizio Tutela Paesaggio (STP) Oristano e Medio Campidano che, nell’agosto 2014, ha definito il pozzo esplorativo non compatibile con il PPR. Tutto ciò nonostante, nel 2011, lo stesso ufficio STP non avesse rilevato tale incompatibilità, dando di fatto avvio alla procedura di Via. In riferimento al PPR, si evidenzia come il pozzo esplorativo sia opera temporanea.

Il “Progetto Eleonora” è un progetto di esplorazione mineraria alla ricerca del gas metano, iniziato nel 2006 su permesso della Regione. Tale permesso riguarda la verifica della presenza di metano in un’area a 5 chilometri da Arborea, non il suo sfruttamento: il gas pulito eventualmente presente nel giacimento dell’Oristanese, che la Saras quantifica in circa 3 miliardi di metri cubi, è di proprietà della Regione Sardegna, che potrà decidere di cederlo o meno dietro il pagamento di royalties. Condizione indispensabile è che vengano garantite la tutela dell’ambiente, la salute dei cittadini e le specificità dei territori. La procedura archiviata dal Savi lo scorso 9 settembre riguarda la Valutazione dell’impatto del pozzo esplorativo, che nel caso di permesso opererebbe per circa 6 mesi. L’eventuale coltivazione, invece, avverrebbe in un punto diverso rispetto alla sonda.

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